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Recensioni
SANS RÈGLE Ci sarà sicuramente una ragione per cui Erminio Alloni abbia scelto Sans come pseudonimo e deciso di abbandonare i collage per passare ai crash, ma ho preferito non chiederglielo. Vi siete mai chiesti come mai la maggior parte degli artisti “entri” nei libri di storia dell’arte solo post mortem? Estremizzando il concetto, credo che buona parte della ragione vada ricercata nel fatto che non possano più “spiegare” la propria opera. Sono gli altri, i critici, gli storici, i filosofi pure a farlo riuscendo a scovarvi i più disparati messaggi, ricerche di pensiero, ragionamenti di rottura che il non più presente artista non potrà mai contestare (e che magari non si era neanche sognato di condensare nel proprio lavoro). Sto forse sostenendo che l’opera d’arte debba parlare da se’ per essere considerata tale? E’ difficile, ma non lo farò. Voglio invece concentrarmi sulle esplosioni cromatiche, sui materiali scelti come base dei crash, ma anche i contenitori, poeticamente quotidiani. Sono bottiglie, tazzine da caffè, lattine, preservativi. Sans ha fatto un importante salto qualitativo quando ha smesso di temere il caos, la mancanza di regole, l’anarchia. Quando si è costretto a non riposizionare il frammento di vetro della bottiglia appena esplosa, o il tappo sfuggito ai confini fisici che si era prefissato. Insomma quando ha cessato di ricomporre, di intervenire a posteriori. Negli ultimi lavori raccolti in questa mostra si è liberato dalla simmetria, dall’equilibrio dei pieni e dei vuoti, dalla gabbia dell’estetica. E si è affidato o meglio si è fidato del caso, conscio che come un moderno big bang, dal caos può far nascere il sublime. Silvia Pettinicchio
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"...riguardo i tuoi "lavori", in verità, credo tu gli faccia un grande torto ad appellarli come modesti, e poi non sono lavori ma vere OPERE, molto notevoli, nate dalla sensibilità e influenze culturali tue e... perchè spiegare, chi ha il dono di capire e percepire certe vibrazioni capisca."
Claudio Filippini www.claudiofilippini.it
"Trovo molto interessanti le opere denominate Living Made. Eseguite con la tecnica che viene chiamata Mixed Media, potrebbero semplicemente far parte del filone noto come Object Art. Però c'è qualcosa in più: le composizioni non raccontano solo 'la composizione' medesima, e a mio parere racchiudono un ambito diverso ciascuna, un momento specifico, un pezzo di vita. Mi danno l'impressione che danno i monumenti: Monumento al mazzo di carte e alla partita storta; Monumento alla pausa caffè cominciata bene e finita a litigare; Monumento alla voglia di smettere di fumare... Le opere LIVING MADE sono in grado di evocare, oltre alla tecnica in sè, anche il contesto dell'oggetto e questo momento di vita rappresentato.
Il termine nasconde anche una citazione colta, contrapponendo i tuoi lavori ai famosi Ready Made... "
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